Articoli con tag Bossi

Le dimissioni della Polverini travolgono a valanga il sistema

Quando esplose lo scandalo della vicenda di Lusi, il Tesoriere del defunto partito de La Margherita, i partiti gridarono allo scandalo. Ricordo perfettamente l’indignazione che pervadeva le parole dei vari opinionisti e dei politici chiamati all’ingrato compito di parlare agli italiani, provati da una crisi finanziaria terribile. Adesso si cambia! Ora basta! eccetera, ma poi non si fece molto: qualche misura di facciata nelle regole di gestione dei bilanci dei partiti e tutto scivolò lentamente nel silenzio.

Poi fu il turno di Belsito, il tesoriere della non (ancora) defunta Lega, quello che pagava l’istruzione dei figli di Bossi e altre odiose amenità con i soldi del finanziamento pubblico del popolo italiano (che tuttavia non reggono il confronto con gli altri esempi di saccheggio vigliacco e arrogante che abbiamo vissuto) e tutti tornarono a gridare chi la propria rabbia di fronte all’ennesimo esempio di comportamento ignobile e chi a difesa del sistema politico, che si doveva riformare allontanando le mele marce. Maroni guidò la fronda e Bossi perse la poltrona, ma… niente fu fatto per impedire che questa pratica si diffondesse ancora o per controllare che non fosse pratica in altre realtà politiche.

Adesso lo scandalo dei maiali, dei contributi decuplicati e spesi in feste decadenti e fascistelle, cene faraoniche, finanziamenti a squadre e società fantasma o semplicemente rubati, con milioni di euro trasferiti in maniera tracotante nei conti personali. Una vicenda insopportabile da basso impero che travolge la Polverini, costringendo il Governatore del Lazio alle dimissioni, tardive e dovute non solo alla dignità della carica che ha ricoperto, ma anche alla gente di Roma. Adesso tutti si sbracciano, urlando che non se ne può più, che da oggi in poi cambiano le cose, che i partiti devono ritrovare credibilità con la gente. Lo urlano tutti: dal PDL di Alemanno che vuole azzerare la destra per costruirne una nuova assieme alla Santanchè, al UDC i cui consiglieri della Regione Lazio si sono dimessi solo qualche minuto prima che la Polverini annunciasse di lasciare, a quelli del PD e dell’opposizione tutta a cui mi piacerebbe chiedere dove erano quando è stato decuplicato il contributo ai partiti.

Sono urla forti, che danno la misura di quanto scricchioli il sistema politico sotto i colpi di scandali decadenti, saccheggi selvaggi della Cosa Pubblica e una crisi morale pari solo alla violenza della crisi finanziaria che affligge ancora l’economia e la socialità del Paese. Grillo può gridare a ragione che questa classe politica non si auto-riforma e che bisogna scrollarcela di dosso per cercare di salvarci. Renzi potrà vincere la candidatura del Centrosinistra, ma se lo farà dovrà confrontarsi con lo sgretolarsi del sistema Paese, anche perchè ho la speranza che dopo la Polverini, anche Formigoni dia conto di quanto succede alla Regione Lomabrdia e poi sia il turno della Calabria, della Campania, la Sicilia e poi tutte le altre.

Che succederà adesso con la discarica a Roma? La pagherà la Polverini o Fiorito? Oppure quelli che fallirono anche a presentare le liste del PDL alle elezioni che portarono la Polverini a Via della Pisana? Riusciranno i nostri “amministratori” a portare Roma a fare la fine di Napoli, travolta dall’immondizia? E i Romani staranno a guardare mentre sono chiamati a pagare più tasse di qualsiasi altro cittadino italiano, per cercare di mettere un freno al gigantesco buco finanziario della Regione, abbandonati a se stessi, senza più servizi che si possano chiamare tali.

Si può fare di tutto agli italiani, ma non tentare ancora di prenderli per il culo con promesse di riforme (neanche la legge anti-corruzione vogliono fare!), cambiamenti radicali nei partiti. Non c’è dubbio: dobbiamo trovare nuove strade. Questo classe politica non vuole (e forse non può) auto-riformarsi e va sostituita in fretta. Vanno scritte regole importanti che tutelino il vivere comune in questo Paese. Forse è la prima volta dal dopoguerra che si cerca di farlo, ma lo dobbiamo ai nostri ragazzi anche perchè la situazione di oggi è inaccettabilmente fuori controllo.

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il terremoto politico delle amministrative 2012

Erano elezioni amministrative parziali, che coinvolgevano una porzione significativa, ma non estesa della popolazione. Vero, ma gli esiti che hanno avuto sono veramente straordinari. Cerchiamo di ricapitolare:

  • crolla la destra, dal PDL al Terzo Polo, in maniera trasversale. perdendo dappertutto tranne che in 6 comuni
  • la Lega sparisce perdendo 7 ballottaggi su 7, conservando solo la Verona del ribelle Tosi.
  • il PD vince a man bassa, spesso seguendo la stessa logica di coalizione che li ha portati a vincere come a Genova o L’Aquila, mentre perde quando corre da solo o con parte della coalizione, come a Palermo con il ritorno sulla scena di Orlando (IdV), per il quarto mandato, sulle ali di un eclatante 70% dei consensi.
  • Il Movimento conquista Parma, segnando la storia europea, facendo eleggere un candidato che non appartiene a nessun partito, dimostrando che si può fare politica e vincere senza spendere fortune, riportando la democrazia alla gente.

Questo scenario credo sia la materializzazione di un incubo per tanti che fino a qualche mese fa partecipavano allegramente al saccheggio istituzionale dagli scranni della maggioranza di Berlusconi e Bossi e per tutti coloro che li spalleggiavano e un osgno che diventa realtà per le centinaia di migliaia che si sono impegnati nel Movimento, che oltre alla storica elezione a Parma, raccolgono altri tre sindaci in comuni minori del Nord Italia e molti consensi in tutta Italia.

Trovo patetici i tentativi di screditare l’importante affermazione del Movimento, che rappresenta oltretutto una novità nella secolare politica italiana, parlando di voti della destra piuttosto che della sinistra, perchè, come ha ben detto il neo-sindaco di Parma: i voti sono dei cittadini, parlare di destra o sinistra oggi ha veramente poco o nessun senso.

In realtà queste elezioni segnano anche il presentarsi di un’opportunità storica per il Partito Democratico, approfittando del vuoto lasciato dal PDL e dalla Lega per rafforzare la propria coalizione, avvicinandosi alle richieste del Movimento, cosa che non sfugge a Letta quando chiede la “rinuncia ai contributi elettorali, una dura legge contro la corruzione e nuova legge elettorale subito, entro l’estate”. Questo darebbe un segnale forte nella giusta direzione, dando inizio ad un processo di  pulizia e rinnovamento della società civile che suonerebbe come il complemento essenziale al processo di risanamento finanziario iniziato con Monti.

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Chi ha paura del Movimento?

Il Movimento Cinque Stelle cresce, a Parma raggiunge il ballottaggio, a Genova lo sfiora e si attesta dappertutto come una realtà della politica nazionale in questa tornata parziale di elezioni amministrative. Eppure ascoltando i commenti  a caldo, il ritornello è sempre lo stesso: antipolitica, voto di protesta, populismo. E’ mai possibile che nessuno si fremi a riflettere su quanto sta accadendo? C’è chi ha colto un parallelismo con la nascita della Lega, ricordando il 1992 e quell’aula piena di  cittadini prestati (allora) alla politica: Bossi, Maroni, Borghezio, Speroni, Rosy Mauro erano tutti li, sconosciuti alla ribalta come lo era quel Castelli che dichiarò che avrebbe fatto politica per massimo 5 anni perchè lui era un ingegnere e voleva continuare a fare il suo lavoro (magari poi lo avesse fatto…). Il radicamento sul territorio era in effetti simile a quello che si riscontra adesso con il Movimento, si usciva da una crisi istituzionale (Mani Pulite) che aveva distrutto il sistema dei partiti della Guerra Fredda e anche allora si gridò al voto di protesta. Allora però votava il Paese e non la metà degli elettori come accade adesso e le argomentazioni xenofobe dei leghisti erano un elemento di rottura che riportava a una visione particolarista della società, agli interessi di un Nord destabilizzato dall’improvvisa mancanza di supporto politico per le sue commesse industriali. Poi, infatti, con la restaurazione berlusconiana del sistema, abbiamo visto tutti come è andata  a finire ed il marcio che la Lega ha nascosto per anni (e credo si sia solo all’inizio delle scoperte…).

Il Movimento è un’altra cosa: ha un programma chiaro (basta andare sul sito per visionarlo integralmente) senza argomentazioni xenofobe o particolariste sia in senso geografico che di interessi, non propone rivendicazioni basate su mitologie storiche per darsi un corpo. Al contrario si basa sulla gente che grazie al potere straordinario della rete ed alla popolarità del personaggio Beppe Grillo ha trovato la maniera di aggregarsi e di esprimersi, organizzandosi per cambiare le cose nel Paese partendo dalla restituzione della democrazia alla popolazione.

Antipolitica? Ma facciamola finita… questa è la politica, quella che non passa attraverso le segreterie dei partiti, ma il consenso popolare, che non usa il finanziamento pubblico o rimborso elettorale che si voglia chiamare per finanziare le proprie attività, che si batte senza guardare in faccia i potentati, che non ha paura di urlare la propria rabbia per le condizioni in cui versa il Paese, che non accetta di far pagare l’enorme debito contratto dal sistema a quella gente che invece non ha accumulato una lira (o un euro, fate voi…) di debito personale per tutta la vita. L’Articolo 49 della Costituzione da ai cittadini la facoltà di riunirsi costituendo movimenti e partiti (la differenza è sottile) per gestire la cosa pubblica e per poter far questo ci sono tutta una serie di condizioni e vincoli che il Movimento ha rispettato alla lettera, contro tutto e tutti, ma con la forza propulsiva inarrestabile dei movimenti popolari. C’è un esempio eccellente che ha cambiato la storia che ha seguito lo stesso percorso: Obama, altro che la Lega.

Vi ricorderete tutti come fosse dato come agnello sacrificale dello strapotere del clan di Clinton e poi perdente contro un Partito Repubblicano perchè di colore e senza una grande storia personale. Eppure lui parlava alla Rete, raccoglieva consensi perchè parlava ed ascoltava la gente, riavvicinava i giovani alla politica rendendoli partecipi del programma e alla fine ha stravinto. Era antipolitica quella di Obama? O quella del Movimento lo è perchè predica lo scioglimento dei partiti (cosa che succede spontaneamente sotto il peso della corruzione e dell’indegno sistema che hanno creato (o lasciato creare nel caso della sinistra) a causa dell’imbarazzante incapacità di governare della loro classe dirigente, chiusa ed oggi  asserragliata nei loro palazzi e nei loro privilegi medievali? Il Movimento è un fenomeno importante perchè segna una svolta nella maniera di fare politica in Italia, altro che antipolitica. I risultati li vedremo, adesso che conquisteranno posizioni di amministrazione (statene certi), ma vi prego smettetela di dar retta ai media asserviti alla politica della casta, ai La Russa, Gasparri, Berlusconi e compagnia varia, e guardate con attenzione quello che sta succedendo, perchè forse per la prima volta in Italia sta succedendo qualcosa di veramente nuovo.

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il tempo è scaduto, Silvio

La furia con cui Silvio Berlusconi si è imposto al pubblico in televisione, occupando in ognuna delle emittenti il doppio dello spazio consentito dalla legge in campagna elettorale  è un importantissimo indicatore dell’ansia di cui è preda, dopo le elezioni amministrative. in vista di un declino personale e politico che, oramai immerso nella sua follia tirannica, non può accettare. Violare la legge (non solo quella della “par conditio”, ma anche quella sul conflitto d’interessi, visto che il nostro amico ha dato l’ennesima prova di quanto se infischi) non è un problema nella sua visione della realtà e gli è sempre andata bene, ma adesso non sia accorge che la gente, presa da problemi stringenti e di fronte allo sfacelo in cui versa il Paese, non accetta più che lui continui a combattere una battaglia personale mettendo i suoi problemi davanti a  quelli degli altri, lavorando solo per i suoi interessi.  Dopo i catastrofici (per lui, si intende, perchè per il Paese sono stati francamente straordinari) risultati della tornata delle elezioni amministrative, i tipo cominciano a scappare dalla nave che affonda e lui sente il tintinnio delle manette di quella giustizia che tanto si è affannato a combattere e che la gente invece invoca come ultimo baluardo di questa nostra povera democrazia.

Insultare gli avversari era per lui una normalità, quindi non c’è da stupirsi che la strategia adottata per cercare di ribaltare  l’esito del primo turno a Milano sia di agitare il fantasma di una città trasformata in baraccopoli, in preda a zingari, islamici e terroristi, devastata dai centri sociali. Così il povero Pisapia, reo di lesa maestà prima ancora di aver vinto democraticamente il primo turno delle elezioni, si trova ancora coperto da insulti con Bossi che gli da del matto (che splendido esempio del “bue che da del cornuto all’asino”) dopo essersi sentito trattare da ladro, estremista e terrorista dalla Moratti e dalla Santanchè, subito allineate alla visione del loro Padrone (o meglio Padrino) politico.

Volete scommettere che non servirà a niente? Oramai il “dado è tratto” ed il ridicolo ritornello ascoltato così tante volte dagli italiani servirà solo a consolidare l’opinione pubblica contro questo sultano che ha solo i suoi soldi, ma neanche un briciolo di interesse al bene pubblico.

Attento Silvio Berlusconi da Arcore, ascolta bene il tintinnìo di forconi che sale dalle piazze. Il vento è cambiato davvero e continuando a comportarsi al di sopra della legge il rischio comincia ad essere reale… rifletti su quello che ti conviene fare, che questo lo sai fare bene, ma non sfidare il popolo che quelli come te in queste situazioni rischiano: guarda a che fine hanno fatto i tuoi amici in Egitto, Tunisia e Libia e non credere che l’Italia sia la Bielorussia, chè basta leggere i libri di storia per capire come va a finire se non la smetti.

Il tempo è scaduto.

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Gheddafi, le bombe e Bossi

Mentre il colonnello Gheddafi invoca in televisione la trattativa con la NATO per far cessare i bombardamenti che oltre a sfiancare le sue difese stanno pericolosamente avvicinandosi alla sua persona negli ultimi tempi (ad esempio, mentre parlava in TV una bomba ha sfiorato gli studi televisivi…), il governo italiano litiga furiosamente sull’adesione forzata che Berlusconi ha dovuto dare, su pressione si Sarkozy più che di Obama, garantendo la partecipazione diretta delle nostre forze armate agli attacchi armati alla Libia di Gheddafi, assieme alle forze NATO. Quindi, da una parte l’evolversi delle cose sul piano militare apre spiragli verso la resa del dittatore libico e dall’altra i nostri valenti rappresentanti governativi litigano preoccupati dai propri interessi, incuranti dell’immagine del Paese, oramai considerato marginale ed inaffidabile.

Umberto Bossi. furioso per la mancata consultazione da parte del Cavaliere prima di prendere gli impegni sulla guerra, ha fatto depositare a Reguzzoni, il rappresentante del Carroccio in Parlamento, una mozione in sei punti che fissano i paletti necessari per non aprire un fronte con il PDL che minerebbe inevitabilmente le sorti del governo, oramai schiavo dei voleri leghisti se vuole sopravvivere. I punti, bollati come “una provocazione” dal PDL, sono:

  1. fissare un termine certo delle ostilità, stabilendo una data di cessazione della partecipazione italiana ai bombardamenti
  2. la garanzia che non vi siano aggravi fiscali per sopportare i costi delle azioni militari
  3. un forte contenimento dei costi delle operazioni militari
  4. un blocco navale per impedire ai migranti di raggiungere le sponde italiane
  5. la ripartizione dei flussi migratori tra i Paesi che partecipano alle azioni militari
  6. aiuti economici ai Paesi nordafricani per contenere le partenze dei migranti

Che l’obiettivo dichiarato della Lega sia legato ai flussi migratori è chiaro, perchè ogni altro aspetto della vicenda è lontano dalle capacità intellettive oltre che politiche dello schieramento di Bossi, ma è altrettanto ovvio quanto il governo di Berlusconi sia ricattabile anche su questo fronte, intrappolato tra gli obblighi internazionali imposti senza alcuna capacità e possibilità di negoziato per il nostro Paese, vista la risibile reputazione che abbiamo acquistato a forza di scandali, gaffe ed amicizie rischiose, e le richieste xenofobe dell’unico alleato di governo che incurante delle sorti del Paese, tira la corda, portando sul tavolo contropartite populiste mirate esclusivamente al proprio tornaconto elettorale (che vuol dire, giusto come esempio, fissare un termine certo dell’intervento militare? E’ una nostra decisione? O ci sfiliamo allo scadere della data?).

Adesso proveranno a trattare sui singoli punti, visto che la mozione è decisamente irricevibile e c’è da scommetterci che magari un accordo lo troveranno a scapiti dei migranti.

Altra nota triste: sembra che anche il PD e l’IdV abbiano presentato delle mozioni contro la decisione del governo di partecipare alla guerra in Libia: se ne sa qualcosa? L’unica preoccupazione adesso sembrano essere le amministrative, tanto che Veltroni comincia a chiedere una verifica sulla posizione di Bersani dopo il voto, dando per scontato che si vada a perdere… ovviamente.

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…e Bossi sbugiarda Maroni

L’Italia deve uscire dalla Ue? “No, no. Maroni era arrabbiato”. Così Umberto Bossi risponde ai giornalisti a Montecitorio e aggiunge: “Sono cose che passano in una notte”. Che cosa dovrebbe fare l’Europa? “L’Europa – risponde il leader della Lega – dovrebbe fare un sacco di cose e invece non fa niente. Dovrebbe fare quello che stiamo facendo noi, mandare le navi a pattugliare”. E sull’ondata migratoria in arrivo dal Nord Africa il leader del Carroccio è perentorio: “Dobbiamo mandarli a casa tutti. “Sì”, l’Ue è un problema – ammette il ministro delle Riforme – ma “noi andiamo avanti per la nostra strada, come abbiamo sempre fatto”. Questo è quanto riporta Il Giornale, pensate un po’…

Bossi quindi sbugiarda clamorosamente il Ministro degli Interni, che in piena crisi isterica non era riuscito a frenare i nervi dopo lo schiaffo ricevuto dall’Unione Europea. Anche Frattini, cambia rotta, dichiarando che “per l’Italia l’Unione europea è una straordinaria opportunità”.

In meno di 24 ore, un completo cambiamento di rotta a dimostrazione del livello di sbando totale in cui versa il governo. A Bossi qualcuno spieghi che andare avanti per la “loro” strada si è dimostrato un fallimento a 360 gradi (oltre a ripugnare per il razzismo della politica del “fuori dalle palle”), a Maroni, si chiarisca che strillare in maniera isterica non serve mai, soprattutto quando si hanno posizioni sbagliate (ricordate anche il trambusto dopo le dichiarazioni di Saviano sulla ‘ndrangheta al Nord?), e visto che un Ministro deve evitare di creare danni all’immagine del Paese, si inviti lui e Frattini a dare le dimissioni (in dialetto padano: fora de ball).

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lo Stato per Bossi

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le microspie di Bossi

Makkox

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i nuovi fascisti

Sono stati eseguiti alcuni arresti stamani dalla polizia e dai carabinieri in relazione allo scoppio di due petardi artigianali davanti alla sede della Lega Nord di Gemonio, paese in cui abita il leader del Carroccio Umberto Bossi. Le persone arrestate sono state identificate tramite l’impianto di videosorveglianza installato di fronte alla sede della Lega che aveva ripreso due persone che avevano acceso la miccia. Secondo le prime indiscrezioni si tratterebbe di due ragazzi vicini ad ambienti legati ai centri sociali del Varesotto, riconducibili alla sigla “Antifa” (acronimo di “antifascismo”) una pista sin dall’inizio seguita dagli investigatori che dalle perquisizioni avrebbero trovato “materiale compatibile con i petardi esplosi” (cosa che  a Capodanno è rarissimo trovare nelle case della gente…).

“Sono arrivato a casa subito dopo la deflagrazione. Meno male che non sono arrivato prima sennò veniva fuori un casino, una sparatoria con la scorta”. ha raccontato Bossi conversando coi giornalisti a Ponte di Legno, dove si trova in vacanza con la famiglia, Bossi ha poi contestato la scritta «Antifa», comparsa vicino alla sede della Lega. “Noi fascisti? Fascisti sono proprio loro. È gente che danneggia la sinistra. La sinistra democratica. La gente normale si spaventa. Non vuole avere niente a che fare con loro”.  Insomma abbiamo a che fare con terroristi tra i più pericolosi: quelli che lanciano petardi, dopo i lanciatori di souvenir…

A conferma della lontananza della destra da atteggiamenti fascisti è da registrare la “bravata” (così è stata definita dal PDL pugliese) di una squadraccia di militanti del PDL che ha tempestato di pugni la porta di casa di Nichi Vendola nel cuore della notte urlando insulti. Il Presidente della Regione Puglia, svegliato di soprassalto, è caduto cercando di chiamare i carabinieri e si è slogato una caviglia, cosa che ha fatto morir dal ridere i Padani: “Ho sentito al telegiornale la notizia che Nichi Vendola è stato svegliato nel cuore della notte da alcuni manifestanti del PdL e che è cascato dalle scale. Purtroppo non ha avuto danni permanenti!”, ha detto ridacchiando, tal Marco Pinti, giovanissimo consigliere provinciale della Lega a Varese ai microfoni dall’emittente della Lega Nord Radio Padania.

Immediata la risposta di Vendola. “Io auguro piena salute e lunga vita a tutti i miei avversari politici, perchè‚ penso di doverli battere sul piano politico. Immaginare la disgrazia fisica dei propri avversari è un segno della pochezza morale e intellettuale impressionante”.

Questa notte, nel celebrare la fine del 2010, lancerò anche io un petardo contro questi nuovi fascisti, lontanto da ogni vetrina, sperando che il 2011 ci porti sempre più lontani da finti attentati, arresti preventivi, ed in generale dalla meschina rozzezza padana.

P.S. – Ad ulteriore riprova dell’animo fascista di questa destra rozza e razzista, andate a vedere i commenti su Facebook dei lettori de Il Giornale

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a chi giovano i finti attentati?

E’ proprio una strana fine d’anno con tutte queste voci di attentati, dalla finta bomba nella metropolitana di Roma, alle rivelazioni clamorose di Belpietro sulle intenzioni di Fini di organizzarsi un bel finto attentato per dare la colpa al Cavaliere, alle due bombe carta che sono esplose davanti alla sede storica della Lega a Gemonio a pochi passi dall’abitazione del Senatur Bossi.

Si, perchè le fotografie del vile gesto non rivelano un gran chè. Non si notano i postumi di esplosioni o incendi, non un graffio sui muri, ma solo qualche solerte operaio che rimpiazza la vetrata finita evidentemente in frantumi. Dagli esami, i carabinieri rendono noto che si è trattato di due ordigni artigianali, probabilmente due bombe carta: in pratica un anticipo dei fuochi d’artificio di fine anno, in stile napoletano però il chè da alla cosa il sapore di una beffa per il partito dell’odio razziale nei confronti dei meridionali. Anche la polizia sembra ironizzare quando dichiara che “dagli involucri rimasti a terra sembra si tratti di petardi, non di ordigni, messi comunque a scopo intimidatorio, che hanno infranto i vetri di due vetrine”.

Ci sarebbe poi la questione dei dubbi espressi dalla magistratura inquirente nelle indagini sul presunto attenatto a Belpietro, che a quanto pare porteranno ad una condanna per l’agente di scorta che si è letteralmente inventato tutto, mettendo in scena una patetica sceneggiata da quattro soldi, e la questione mai risolta delle fotografie scattate al volto del Cavaliere dopo il terribile lancio della statuetta del Duomo di Milano, che rivelano copiosi getti di sangue di cui non si rivela traccia in scatti successivi e che sembrano originare da una bomboletta sapientemente nascosta (ma immortalata anche questa in alcuni scatti fotografici) nelle mani di una delle persone che lo soccorreva nella macchina.Insomma l’impressione è che qualcuno si stia divertendo a far credere che esista un pericolo di attentati nei confronti degli esponenti del centro destra, cosa che non è da escludere visto l’odiosità della politica del governo e le lacerazioni che provocano nelle fasce sociali, ma ripeto che l’amatorialità ridicola che li caratterizza tutti fa sembrare la cosa una più che altro una scopiazzatura da una delle sceneggiature di film di Fantozzi.

Un solo vero attentato non viene mai ricordato: quello perpetrato il 5 settembre scorso nei confronti di Angelo Vassallo, Sindaco del comune di Pollica, ucciso in un attentato la cui sospetta matrice camorristica è tuttora oggetto di indagini da parte della magistratura.

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Berlusconi passa l’esame con il CEPU

In una Roma blindata ed in preda a proteste e scontri tra la polizia ed i manifestanti, si è consumata la tragi-commedia, che vedeva il Presidente Berlusconi come regista e umili comprimari eletti nell’occasione al ruolo di salvatori della Patria per votare la fiducia all’agonizzante esecutivo: il governo passa l’esame della fiducia con 314 voti a favore e 311 contrari, vanificando anche il “sacrificio” delle deputate in dolce attesa Federica Mogherini (Pd), Giulia Bongiorno (Fli) e Giulia Cosenza (Fli) che si erano presentate in Aula con tanto di pancione (la Bongiorno addirittura in sedia a rotelle).

Si sapeva di come avrebbe votato gente come Domenico Scilipoti, Massimo Calearo e Bruno Cesario che, alla vigilia della crisi, si erano inventati un movimento da hoc, il cosidetto “gruppo di responsabilità”: avrebbero votato per il governo, ma forse nessuno si sarebbe aspettato il “pathos” con cui hanno consumato il patto stretto nei giorni scorsi con il Premier, aspettando la seconda chiamata prima di esprimere il proprio (scontato) voto, da loro definito enfaticamente “storico”, tanto per coprirsi ancor di più di ridicolo. Il colpo di teatro è stato invece da parte di due donne di Futuro e Libertà: Maria Grazia Siquilini e Catia Polidori che si sono aggiunte a Moffa, che non ha votato e Catone che si è schierato con la maggioranza.

Dopo il ‘no’ motivato di Maria Grazia Siliquini, che dopo il voto ha dichiarato “Sono serena, ho fatto una scelta coerente rispondendo alla mia coscienza e al rapporto antico con i miei elettori: faccio riferimento a loro, non ai leader e dunque lascio Fli e torno al PDL”, a peggiorare la situazione è arrivato l’inatteso salto della barricata della Polidori. Tra l’indignazione generale dei Finiani e delle opposizioni, il più diretto è stato Luca Barbareschi, che ha parlato di voto “vergognoso” dichiarando che la Polidori è stata “minacciata”: “La Polidori è stata minacciata per le sue aziende. Le hanno detto che le chiudevano le sue aziende. Sappiamo per certo che la Polidori, la cui azienda di famiglia è il Cepu, ha ottenuto rassicurazioni che la favoriscono“. Appena subito dopo il voto si è scatenata una rissa in aula tra i deputati di Fli e i leghisti (guarda il video). Stando alle ricostruzioni il finiano Giorgio Conte avrebbe insultato la Polidori. Sono dovuti intervenire i commessi per evitare il contatto tra i parlamentari. La Polidori è uscita dall’Aula diretta verso la sala del governo, scortata da alcuni dei parlamentari del Pdl, seguita da Antonio Razzi, che nelle ultime ore ha lasciato l’Idv per passare a Noi Sud (favorevole a Berlusconi) e si sono recati nello studio del Premier per un incontro personale e riservato…

“La vittoria numerica di Berlusconi è evidente quanto la nostra sconfitta, resa ancor più dolorosa dalla disinteressata folgorazione sulla Via di Damasco di tre esponenti di Futuro e Libertà” ha dichiarato Gianfranco Fini.

“Ve lo dicevo che Fli si spaccava” ha commentato un Berlusconi tronfio come non si vedeva da qualche tempo, tra gli ululati della Lega che inneggiano al voto subito, come probabilmente accadrà.

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Un elenco sulla Lega

Riprendo da Metilparaben, un elenco delle frasi rilasciate da esponenti della Lega nel corso deli anni. Chissà se nel prossimo intervento forzato in qualche trasmissione televisiva il Ministro (per poco ancora) Maroni vorrà spiegarci il senso di questi esempi di razzismo ed ottusità mentale:

  • Gli immigrati bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pim pim pim col fucile. (Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso)
  • Meglio noi del centrodestra che andiamo con le donne, che quelli del centrosinistra che vanno con i culattoni. (Umberto Bossi, ministro delle Riforme per il Federalismo)
  • Quegli islamici di merda e le loro palandrane del cazzo! Li prenderemo per le barbe e li rispediremo a casa a calci nel culo! (Mario Borghezio, europarlamentare)
  • Agli immigrati bisognerebbe prendere le impronte dei piedi per risalire ai tracciati particolari delle tribù. (Erminio Boso, europarlamentare)
  • La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni. (Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione Normativa)
  • Gli omosessuali devono smetterla di vedere discriminazioni dappertutto. Dicano quello che vogliono, la loro non è una condizione di normalità. (Flavio Tosi, sindaco di Verona)
  • Nella vita penso si debba provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga. (Renzo Bossi, consigliere regionale della Lombardia)
  • Gli omosessuali? La tolleranza ci può anche essere ma se vengono messi dove sono sempre stati… anche nelle foibe. (Giancarlo Valmori, assessore all’ambiente di Albizzate)
  • A Gorgo hanno violentato una donna con uno scalpello davanti e didietro. E io dico a Pecoraro Scanio che voglio che succeda la stessa cosa a sua sorella e a sua madre. (Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso)
  • Carrozze metro solo per milanesi. (Matteo Salvini, eurodeputato)
  • Sono stato, sono e rimarrò un razzista secondo le ultime direttive UE poichè credo, e aspetto smentita da quei pochi che mi leggono, che certe notizie riportate solo da Il Giornale definiscano chiaramente che tra razza e razza c’è e ci deve essere differenza. (Giacomo Rolletti, assessore all’ambiente di Varazze)
  • Gli sciacalli vanno fucilati. Bisogna dare alle forze dell’ordine l’autorità di provvedere all’esecuzione sul posto. Ci vuole la legge marziale. (Leonardo Muraro, presidente della provincia di Treviso)
  • Darò immediatamente disposizioni alla mia comandante affinché faccia pulizia etnica dei culattoni. (Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso)
  • I disabili nella scuola? Ritardano lo svolgimento dei programmi scolastici, più utile metterli su percorsi differenziati. (Pietro Fontanini, presidente della provincia di Udine)
  • Siamo in un Paese libero, o no? E poi la cosa che mi fece più arrabbiare non furono le botte, ma gli insulti. Ebreo. A me. Capito? (Mario Borghezio, eurodeputato)
  • E’ un reato offrire anche solo un the caldo ad un immigrato clandestino. (Luca Zaia, presidente della regione Veneto)
  • Viva la famiglia e abbasso i culattoni! (Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione Normativa)
  • Rispediamo gli immigrati a casa in vagoni piombati. (Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso)
  • Finché ci saremo noi, i musulmani non potranno pregare in comunità. (Marco Colombo, sindaco di Sesto Calende)
  • Vergognati, extracomunitario! (Loris Marini, vicepresidente della sesta circoscrizione di Verona)
  • Se ancora non si è capito essere culattoni è un peccato capitale. (Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione Normativa)
  • Parcheggi gratis per le famiglie, esclusi stranieri e coppie di fatto. (Roberto Anelli, sindaco di Alzano)
  • Voglio la rivoluzione contro i campi dei nomadi e degli zingari: io ne ho distrutti due a Treviso. (Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso)
  • E’ proprio per questo che invito ad assumere trevigiani: i meridionali vengono qua come sanguisughe. (Leonardo Muraro, presidente della provincia di Treviso)
  • Se non ci sarà il federalismo, ci potrà essere la secessione. (Roberto Castelli, vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti)
  • Noi ci lasciamo togliere i canti natalizi da una banda di cornuti islamici di merda. (Mario Borghezio, eurodeputato)
  • Le nozze miste, in linea di massima, durano poco e producono più danni che fortune. (Marco Rondini, deputato)
  • L’immigrato non è mio fratello, ha un colore della pelle diverso. Cosa facciamo degli immigrati che sono rimasti in strada dopo gli sgomberi? Purtroppo il forno crematorio di Santa Bona non è ancora pronto. (Piergiorgio Stiffoni, senatore)
  • Siamo stanchi di sentire in tv parlare in napoletano e romano. (Luca Zaia, presidente della regione Veneto)
  • Se dovessimo celebrare in Friuli Venezia Giulia i 150 anni dovremmo issare sul pennone la bandiera austro-ungarica. (Edouard Ballaman, presidente del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia)
  • Fermiamo per un anno le vendite di case e di attività commerciali a tutti gli extracomunitari. (Matteo Salvini, eurodeputato)
  • E’ inammissibile che anche in alcune zone di Milano ci siano veri e propri assembramenti di cittadini stranieri che sostano nei giardini pubblici. (Davide Boni, capodelegazione nella giunta regionale della Lombardia)
  • I gommoni degli immigrati devono essere affondati a colpi di bazooka. (Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso)

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Frenesia e nervosismi di una crisi di governo

Berlusconi è improvvisamente silenzioso. Fissata la data di discussione parlamentare sulla fiducia/sfiducia per il 14 dicembre (curiosamente il giorno prima del pronunciamento della Corte Costituzionale sull’ammissibilità del “legittimo impedimento”), si discute del Patto di Stabilità, come adesso si chiama la Finanziaria, ma non credo che il Presidente del Consiglio sia impegnato per dare supporto a Tremonti in questi giorni. A questo pensano Ministri e Sottosegretari che tramano e lottano per aumentare i fondi per la lotta contro la distrofia muscolare, ripristinare il bonus promesso alle nuove costruzioni che adottano un qualche criterio di eco-compatibilità o restituire i finanziamenti alla scuola parificata che erano stati inopinatamente tagliati in prima stesura.

Silvio è sotto pressione per ottenere la fiducia nell’unica maniera che conosce: comprando “onorevoli” rappresentanti alla Camera ed al Senato, come Giuseppe Angeli, nato ad Orsigna il 5 aprile 1931, residente in Argentina ed eletto alla Camera nella circoscrizione dell’America Latina nella lista “Per l’Italia nel mondo”, che ha lasciato Fini, ed è tornato nel Pdl da dove proveniva.

E Bossi? Improvvisamente sotto attacco da parte dell’opinione pubblica, dopo il coraggioso affondo di Roberto Saviano ha lasciato reagire in maniera scomposta il Ministro Maroni che si è indignato, aggredendo e minacciando per poi accorgersi del boomerang e chiedere allo scrittore di “deporre le armi”. Resta comunque la domanda: come mai un Ministro degli Interni fa finta di non sapere delle infiltrazioni della mafia in Lombardia? I dati sono nelle carte dei giudici, non sono opinioni: ne parlava anche Borsellino in uno delle sue ultime interviste in televisione e ci sono le registrazioni. Lui non ne sapeva niente? La Lega, che presidia il territorio, non se ne era mai accorta? Le dichiarazioni di Gianfranco Miglio sulla necessità di “costituzionalizzare” la mafia non sono anche queste scritte nero su bianco? o forse vogliono affermare che la mafia non esiste in Lombardia? Una brutta faccenda in cui Bossi è rimasto “nel cespuglio”, come suo costume ultimamente mentre i suoi alleati si auto-distruggono: prima Berlusconi e adesso Maroni…

Un ultima considerazione: riescono ad imbrigliare l’antimateria al Cern (!!), facendo ricordare a tutti il libro Angeli e Demoni di Dan Brown e Maria Stella Gelmini cerca i riflettori quasi fosse una sua vittoria, ma purtroppo per lei non se la fila nessuno (giustamente); arrestano Iovine, il pericoloso boss della Clan dei Casalesi di cui parla Saviano in Gomorra e Maroni ed Alfano si pavoneggiano cercando gloria ed onori sulle spalle dei magistrati e delle forze dell’ordine. Saviano, condannato a morte dai Casalesi, dichiara seccamente: “erano 14 anni che aspettavo questo momento“.

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Saviano & Maroni

non è uno scherzo: è il titolo originale di Libero

Solo una considerazione: ma perchè invece di cercare di individuare le persone colluse che risultano dalle inchieste della magistratura la Lega si scaglia contro chi denuncia le collusioni? e se Saviano ha detto il falso perchè non lo denunciano? No: Maroni, che può replicare ovunque vista la sua posizione, DEVE andare in onda… francamente: lo facciano parlare a suo rischio e pericolo, tanto gli ascolti della trasmissione sono garantiti. Piuttosto: perchè Bossi tace?

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L’incontro

Bossi: “Fini mi ha ripetuto le cose dette a Perugia”. Più volte e lentamente.

Spinoza

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Le ultime ore

Si contano le ore. Stando a quanto dice Bocchino, lunedì la compagine di governo di FLI darà le dimissioni in blocco dai rispettivi incarichi se il Presidente del Consiglio non si dimette, come richiesto da Fini, per farsi da parte e lasciar governare la destra italiana che concederebbe alla Lega qualche onore… Berlusconi, ferito nell’orgoglio, vuole dar guerra e le lancette dell’orologio continuano a ticchettare. Bossi, uscito dal cespuglio per confabulare con Fini, prepara le cose per “pilotare la crisi”, cioè salvaguardare al massimo gli interessi della Lega. Il ragionamento insomma sembra che sia facile: o si passa il cerino di guidare il Paese o si cerca una maniera di  continuare a governare e se questo comporta la defenestrazione di Berlusconi… magari ci si può pensare.

Il re è sempre più nudo e solo. Lo avete visto tutti schiumare di rabbia, mentre gira il nome di Tremonti come prossimo Presidente del Consiglio (in verità c’è molta fantasia, gira anche il nome di Maroni… un leghista alla guida dell’Italia…).

Il Senatore Ignazio La Russa, annuncia un atipico voto del Senato sulla fiducia al governo (visto che in Senato i numeri il PdL dovrebbe averli) e costringe quindi PD ed IdV a presentare una mozione di sfiducia, che si svolgerà martedì alla Camera dei Deputati; il giorno dopo che FLI promette di lasciare il governo, diventando quindi strumentale per formalizzare la crisi di governo nel caso Fini decida per la coerenza tra le parole ed i fatti o svelerebbe un patto di governo della destra post-berlusconiana nel caso, a sorpresa, la Camera votasse la fiducia al governo.

Infatti la prossima settimana è in calendario il voto per la Finanziaria o come la si chiama adesso: il Patto di Stabilità. Non si può andare all’esercizio provvisorio in attesa del prossimo governo, il Paese non può permetterselo. Un governo sfiduciato dal Parlamento ha il dovere di dimettersi e se questo sarà il verdetto del voto di fiducia, Berlusconi dovrà dimettersi, ma nessuno lo obbliga a farlo prima di far votare il Parlamento sulla legge che deve stabilizzare i conti del Paese, che traballa e scricchiola da tutte le parti.

E’ sceso in campo anche Napolitano, che ha chiesto una razionalizzazione dei tagli necessari al posto dei tagli orizzontali previsti dal Tremonti, cosa che ha fatto stizzire Gasparri che ha iniziato un’intollerabile polemica con il Quirinale. Gli ha risposto Enrico Letta:

“E’ intollerabile che in un momento di questo genere Gasparri si permetta di strumentalizzare le parole del Capo dello Stato. Ha ragione il presidente Napolitano, prosegue Letta, quando chiede di abbandonare le politiche basate sui tagli lineari e di fare delle scelte con chiare priorità. Piuttosto che abbandonarsi a sterili polemiche, il centrodestra accolga i rilievi del capo dello Stato e si preoccupi di far si che il ddl stabilità contenga le misure per rilanciare la crescita nel nostro paese, perchè al momento non raggiunge i suoi obiettivi ed è un provvedimento insufficiente”.

Sperare nel senso di responsabilità della compagine governativa nella gestione delle necessità del Paese anche in momenti di grave crisi politica è l’ultima spiaggia…

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Emorragia e cancrena di un Paese

il vero malato è il Popolo della Libertà che continua ad avere un’emorragia di rappresentanti alla Camera. Mentre il Cavaliere affonda anche nelle parole del Papa che dice che “la spazzatura non è solo nelle strade, ma anche nelle coscienze”, comincia ad essere cospicuo il numero delle defezioni di deputati del PDL che chiedono asilo politico da Fini impauriti dagli schizzi di fango che la caduta di Berlusconi può provocare. Stando alla cronaca di oggi che ha registrato l’adesione a Futuro e Libertà di altri due deputati, la compagine di Fini conta 37 parlamentari alla Camera dei Deputati; non esattamente i quattro gatti che diceva Berlusconi e la sua dirigenza di partito.

Anche se è ancora prematuro, ci sono segnali importanti della crisi, perchè non è un buon presagio quando i soldati lasciano il campo di battaglia e peggio ancora quando si schierano con il nemico. D’altronde quando anche il fido Belpietro comincia a scrivere su Libero che diventa difficile aiutare Berlusconi se non comincia ad aiutarsi da solo e Lupi si arrampica sugli specchi davanti al pubblico in televisione come ieri a Ballarò, invocando la carità cristiana per una bisognosa minorenne che invece tutta l’Italia sta spiando tra foto e video porno, allora si capisce come la situazione sia grave in casa del PDL.

Dalema, il Presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (COPASIR), motiva la richiesta di convocazione del Premier, dicendo che il Comitato che presiede i servizi di sicurezza (leggasi servizi segreti) ed “in primis” la sicurezza del Presidente del Consiglio, vuole spiegazioni sullo stile di vita del Premier proprio per poterne garantire la sicurezza, gettando nello scompiglio i consiglieri di minoranza Cicchitto, Esposito e Quagliariello.

Nel frattempo il mondo intero continua a ridere e se non fosse anche per il disgusto di dover assistere a questo periodo degno della peggior decadenza da basso impero, mi augurerei che Fini si decidesse a staccare la famosa spina per evitare a tutti gli italiani gli sberleffi internazionali. Se ne è accorto anche Bossi che ha avuto il coraggio di dichiarare che questa vicenda non fa bene all’immagine dell’Italia, anche se le cronache non riportano se lo abbia detto sogghignando per il sottile piacere di solito lo pervade quando riesce a sputtanare il nostro Paese.

Invece credo che a molti convenga (a Fini per primo) far crogiolare Berlusconi sulla brace, impinguando la propria compagine con i transfughi, i colonnelli ed anche i caporali che abbandonano la nave che affonda, per poter accrescere la propria influenza in un futuro governo tecnico o alle elezioni se proprio ci si dovesse arrivare… E chissenefrega del Paese, devastato, abbandonato alla cancrena.

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Don Umberto

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Il re è nudo

Tra richieste di dimissioni e mozioni di sfiducia a 360 gradi, si sgretola il potere dell’oligarchia berlusconiana, travolto dalle menzogne, dagli scandali e dall’impotenza dimostrata di fronte allo sfacelo del Paese.

“Se il caso di Ruby è vero, Berlusconi si dimetta”: Gianfranco Fini – dopo averci riflettuto per diversi giorni – trae le sue conseguenze dalla vicenda della ragazza marocchina. “Berlusconi ha sbagliato a chiamare direttamente la polizia, poteva chiamare a me o a Maroni” ha detto Bossi, facendo capire, al di la della perfetta interpretazione del boss mafioso da film, che è pronto a scaricare il Premier. Il PD e le opposizioni tutte fremono e preannunciano mozioni di sfiducia, mentre i vescovi danno del malato al Primo ministro italiano, gli industriali ne denunciano l’incompetenza da affrontare i problemi delle imprese e gli operai urlano la loro rabbia nelle strade del Paese.

“Gianfranco Fini vuole le mie dimissioni? Si assuma le sue responsabilità davanti agli elettori e stacchi la spina del governo”: chi ha avuto modo ieri di parlare con Silvio Berlusconi ad Arcore lo descrive di pessimo umore. Il premier non avrebbe per niente gradito le ultime dichiarazioni di Gianfranco Fini e non solo quelle relative al “caso Ruby”, ma anche su quello che il leader di Fli ha detto sulla possibile “interdizione” parlamentare sulle “leggi che servono unicamente per Berlusconi”.
Nel frattempo le indagini svelano sempre di più le menzogne di un Berlusconi alle corde (emblematico il pezzo del Corriere della Sera di oggi sui punti oscuri della vicenda Ruby, ma se qualcuno avesse perso qualche pezzettino la cronistoria la trova su Il Salvagente), ed il mondo ride ancora una volta delle miserie di un oligarca malato, incapace questa volta anche di battere i piedi di fronte all’evidenza. Il re è nudo.

 

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Emma, Gianfranco e lo strappo finale

L’Italia per Fini “è un paese fermo e dilaniato da mille polemiche, Emma Marcegaglia, ha drammaticamente ragione”. Così il Presidente della Camera in un’intervista a Il Messaggero di oggi si mette al fianco di Emma Marcegaglia che ieri aveva lanciato un altro affondo sull’immobilità del governo di fronte alla drammatica realtà del Paese e delle sue imprese. “Se l’Italia non esce dalla propaganda affonda in una palude” continua Fini, aggiungendo che il PDL deve “smetterla di dire che la colpa di tutti i problemi è dei giornali, della sinistra o della magistratura” evitando così di affrontare i problemi del Paese.

L’insanabile frattura tra Fini e Berlusconi sembra proprio essere giunta al momento della verità anche alla luce dei commenti:

  • sulla giustizia (“la legge deve essere uguale per tutti e chi sbaglia deve pagare. Questo è esattamente il contrario dell’impunità e dell’immunità”);
  • sull’economia del Paese (“Anziché risparmiare cento con tagli da dieci dobbiamo indicare settori in cui investire e non solo quelli in cui tagliare. La nostra economia non sarà mai competitiva in termini di quantità. Possiamo essere competitivi solo in termini di qualità. Possibile che l’Italia non riesca a trovare risorse che al contrario saltano fuori quando la Lega batte i pugni sul tavolo per difendere 200 ultrà delle quote latte?“).
  • sugli scandali (“il caso Ruby sta facendo il giro del mondo e mette l’Italia in una condizione imbarazzante. Sono amareggiato dalle ultime vicende politiche di cui sarebbe meglio non parlare. L’Italia merita un biglietto da visita migliore di quello che viene presentato, e questa ennesima polemica rappresenta una brutta pagina per il nostro Paese”)

L’asse tra Futuro e Libertà e Confindustria ed il capitale storico italiano rappresentato da Montezemolo, sembra essere ulteriormente rinsaldato dalla comunanza di vedute pubblicamente espresse, accelerando lo strappo con il PDL. D’altronde anche Bossi, nel bel mezzo dell’uragano Ruby, parlando ai suoi leghisti aveva premonizzato: “è in arrivo un governo tecnico con noi all’opposizione: preparatevi”. Gli unici a non crederci sono lo stesso Berlusconi (“un governo tecnico sarebbe un rovesciamento della democrazia” ha  dichiarato all’ANSA, dimostrando ancora una volta di intendere la legge costituzionale in una maniera tutta sua, visto che il Presidente della Repubblica è obbligato a valutare se esistono altre maggioranze in Parlamento in caso di crisi) e Maroni che, nel lento, ma costante, tentativo di proporsi come alternativa alla guida del Carroccio, insite per elezioni anticipate in caso di crisi dell’attuale governo.

In tutto questo movimento non è escluso che il PD partecipi dietro le quinte, ma sicuramente, non ha ancora una volta una precisa strategia di comunicazione, rischiando di risultare agli occhi dell’elettorato come uno spettatore passivo…

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